10. I quadretti votivi
Questo spazio seminascosto, nell’abside del santuario, è il luogo del silenzio, della meditazione e della devozione. Qui, al centro, è posto l’antico reliquiario con i quadretti amorevolmente prelevati dalla cima del Rocciamelone e rimasti qui in seguito all’apparizione della Madonna. Molte persone accendono un lumino o una candela, esprimono una richiesta accorata, fanno una promessa. E spesso sono tornati a ringraziare il divino che ha elargito i suoi doni con la tenerezza di una Madre. Sostate con rispetto ed esprimetevi con la sincerità del cuore. Qui, davanti a ciò che pare incredibile, siate certi che c’è Chi vi ascolta perché l’Amore non può fare a meno di amarvi proprio così come siete.
Tra storia ed arte
La storia nota di questi quadretti miracolosi inizia il 4 agosto 1629, quando Pietro Garino si reca in pellegrinaggio sul monte Rocciamelone (3538 metri). Sulla facciata della piccola e rozza cappella vede due quadri ad olio rappresentanti uno la Madonna di Loreto col Bambino e l’altro san Carlo Borromeo in preghiera; il sole e le intemperie ne hanno intaccato i colori e minacciano di guastarli del tutto. Decide di prenderli con sé per farli restaurare, con l’intento di riportarli su l’anno dopo. A settembre li affida al pittore milanese Carlo Antonio Merutto.
L’anno seguente, nel giorno di Pentecoste, porta i quadri a Forno da Torino, dove lavora stagionalmente. Ma in agosto la peste sta mietendo numerose vittime nei paesi che dovrebbe attraversare e decide di rimandare l’ascesa promessa. Depone i quadri in un cassettone chiuso a chiave, e ogni sabato li estrae per compiere dinanzi a essi le abituali preghiere.
Nel pomeriggio di lunedì 30 settembre, mentre sale su un albero nel bosco di sua proprietà vede in cima i quadri legati assieme come li aveva deposti nel cassettone. Scende a terra e se li ritrova ai piedi dell’albero. Dopo la visione della Vergine riporta a casa i quadri.
Il giorno seguente, dopo la visita al luogo dell’apparizione con i parroci di Groscavallo, Chialamberto e Bonzo, con loro prega dinanzi ai quadri deposti sull’altare della cappella di Forno. Poi li riporta a casa sua. Mercoledì 2 ottobre don Teppati celebra una Messa a Forno e si fa promettere di vedersi il giorno seguente al Campo della Pietra, per confessarsi e comunicarsi, e poi insieme riportare i quadri al luogo dell’apparizione. Ma il mattino seguente Garino non riesce ad aprire il cassettone. Si fa aiutare da un vicino e quando, dopo parecchi tentativi ce la fanno, scoprono che i quadri sono scomparsi. Trovano solo i legacci che li tenevano uniti. Si recano all’appuntamento a Campo della Pietra, dove intanto è corsa la voce. Una processione sale in preghiera al luogo dell’apparizione. Lì ritrovano i quadri sotto il grosso macigno dov’era apparsa la Vergine. Invitati dal parroco, tutti si inginocchiano e cantano le Litanie alla Madonna.
I quadri sono sistemati nell’apposito reliquiario che si conserva tuttora.
Il 4 agosto 1976 un gruppo di pellegrini, guidati dal rettore don Riccardo Ferrera, si è recato sulla vetta del Rocciamelone portando i quadri. Per qualche ora si è voluto adempiere alla prima intenzione del Garino. L’anno seguente si è lasciata lassù una copia fotografica dei quadri.
Quando nel 1992 è stata rifatta pavimentazione si è trovata una grossa pietra squadrata di cm 40x70x145, probabilmente un gradino d’ingresso o mensa dell’altare della costruzione primitiva. E’ stata inglobata nel pavimento ed è visibile a lato del reliquiario.
Dal 2015 lo spazio dell’abside è stato definito «zona del silenzio» e arredato con sedie e cuscini. Il reliquiario è stato posto al centro, attorniato dalle bussole delle candele e dei lumini. Sul muro adiacente un paio di bacheche sintetizzano la storia e la spiritualità del luogo.
Noi umani siamo creature in perenne cammino, siamo viandanti alla ricerca di una terra generosa