2. La cappella di san Giuseppe
Dobbiamo riconoscerlo. Senza san Giuseppe non ci sarebbero il Gesù e la Maria di Nazaret che conosciamo. Un padre putativo, eppur decisivo. Colui che si prende cura di moglie e figlio, nonostante una situazione inconsueta, ambigua e pericolosa. Una figura che i Vangeli appena accennano, che sta dietro le quinte, che parla attraverso la lucida prontezza, la rettitudine e la fede in Dio e nei suoi messaggeri. All’inizio di questo percorso i nostri avi hanno voluto ricordarsi di lui, segno di un Dio che ci cammina accanto senza far rumore.
Tra storia ed arte
È l’unica rimasta di tre cappelle (questa, san Carlo e Madonna della Neve) costruite nel bosco lungo la strada di accesso al santuario. Sappiamo che era già presente nella prima metà del XVIII secolo, poteva contenere trenta persone, era imbiancata e pavimentata con pietre, chiusa da una porta senza chiave, aveva due finestre e un altare costruito in mattoni, secondo una relazione del 1750.
Oggi ha una pianta di forma approssimativamente quadrata e si prolunga oltre la facciata a formare un portico, sorretto frontalmente da due colonne di sezione circolare. La volta a crociera in pietra locale e malta si prolunga all’esterno sino ad appoggiarsi ai due pilastri. Il tetto rifatto nel 1987 è in lose. Le murature verticali sono intonacate sia all’esterno che all’interno. In una fotografia d’epoca è possibile notare come la facciata fosse completamente affrescata, mentre oggi è completamente di colore bianco.
Nel 2011 si sono conclusi i lavori di risanamento e restauro a cura dell’impresa fratelli Losero e del pittore Gianni Codoni.L’interno è dipinto in colori assai vivaci e con un ricercato disegno che riproduce rivestimenti in stoffa, tendaggi con nappe e ghirlande floreali. La statua di San Giuseppe alta circa un metro è appoggiata sull’altare. Sul soffitto sovrastante sono dipinti gli attrezzi tradizionali del falegname.
Noi umani siamo creature in perenne cammino, siamo viandanti alla ricerca di una terra generosa